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venerdì 27 novembre 2015

Marco Banchelli nel "cammino della gloria" del Kathmandu Guest House



















Dal "Comunicato Stampa"


Dal Nepal un prestigioso riconoscimento per Marco Banchelli: il suo nome inserito nella "Walk of Fame" del KGH Group

Non solo Solidarietà, con vari impegni nel mondo della scuola e dello sport in particolare, nell'ultimo viaggio-missione in Nepal del ciclo-ambasciatore Marco Banchelli.
Nei giorni scorsi ha ricevuto un particolarissimo e prestigioso riconoscimento della sua esperienza di grande ciclista delle terre dell'Himalaya e di grande amico del Nepal.
Il suo nome è stato infatti inserito nel "cammino della gloria" presso il rinnovato Dream Garden del Kathmandu Guest House, una delle prime storiche sedi e residenze di viaggiatori ed ospiti provenienti da ogni parte del mondo.
Uno spazio dedicato agli ospiti più illustri nei vari settori, dal turismo allo spettacolo, dalla letteratura ed il sociale fino alla politica, l'alpinismo e grandi avventure.



Tra questi vale la pena ricordare il presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter ed un "figlio" di un suo collega, Jhon Fitzgerald Kennedy Junior, ed ancora i Beatles, l'attore Jeremy Irons, Ricky Martin ed un solo altro italiano, Rainold Messner.
"Molti di loro sono visitatori abituali e noi siamo onorati che con la loro presenza abbiano contribuito a fare di questo luogo un posto dove si possono incontrare grandi personaggi e dove ognuno incontra qualcuno"
ha dichiarato il direttore Rajan Shakya.
Naturalmente Marco Banchelli ha accolto con grande piacere ed emozione questo momento: "... vorrei dedicarlo a tutte le persone che in questi anni hanno condiviso con me proprio questo magico giardino, un autentico Campo Base da dove partire per la scoperta di questo straordinario paese che è il Nepal. E soprattutto... che, nonostante il terremoto e le attuali recenti crisi, continui ad esserlo!"









lunedì 16 novembre 2015

Da Kathmandu a Pokhara, una strada ed una "pedalata" assai particolare...

11 novembre 2015 - "Gate" Kathmandu Guest House (partenza)
... perché oltre ai panorami, agli infiniti sali-scendi, ai profumi e odori (non sempre del tutto "buoni"), oltre agli incontri in qualche sosta o in movimento, con chi ti sorpassa o ti incrocia, con la domanda che verso fine giornata ti prende ("ma chi me lo ha fatto fare...?!?"), ma che dopo poco già ti manca. Per tutto questo e tanto altro ancora, è di sicuro il percorso e l'atmosfera che più di tutti gli altri mi trovo a percorrere anche nel sonno: nei sogni... 
Che l'abbia percorsa da Kathmandu a Pokhara o da Pokhara a Kathmandu; per tutta la lunghezza (circa km. 220 da albergo a albergo), o anche solo per alcuni tratti. Sono convinto che anche chi ha percorso con me magari anche la sola discesa dal passo di Kathmandu (e mi vengono in mente Alessandro, Chiara, Laura e Mariagrazia nell'agosto 2000), la ricordi bene e magari possa capire meglio queste mie sensazioni.
Come dato (al limite della prestazione massima/sportiva), dato che ci sono, ricordo anche con grande piacere il mio "record" su questo percorso. Un record che molti pensano al contrario (proprio per la lunga salita conclusiva) ma che invece è stato proprio in un "ritorno": da Pokhara a Kathmandu nel fine aprile 1993, quando impiegai h. 13 dall'Hotel Ruby di Nayabazar/Pokhara al Kathmandu Guest House. Un tempo per me, anche se più giovane e reduce da un notevole allenamento (i quasi 6.000 del Pisang Peak), rimane una delle prestazioni in assoluto più importanti.

Questa è una breve rassegna di immagini dalla "traversata" di questi ultimi giorni: roba da Ciclisti per Caso più autentici...





































(segue...)




lunedì 9 novembre 2015

Nepal, la priorità della "grande crisi": petrolio, gas e... cappuccino!

Non del terremoto... l'emergenza nella valle di Kathmandu!
Insieme alle varie "tappe" di questa mia missione a cui quasi ogni giorno se ne sovrappongono altre ed altre ancora mi vengono presentate, voglio tentare ancora meglio oggi di descrivervi l'atmosfera che si vive in città e nella sua area metropolitana. Che oggi, anche considerato l'argomento, mi pare proprio il termine più appropriato.
Nei giorni scorsi vi avevo accennato al fatto che in questa sempre magica vallata di Kathmandu, dove nessuno è in grado si sapere neppure con un minimo di scarto quanti abitanti vi siano in questo momento (c'è chi dice possano arrivare ai 10 milioni...), il terremoto del 25 aprile scorso, se non dimenticato, non è certo adesso l'argomento principale.
Bene, oggi vi riporto ad un problema che oramai sta per sfociare in crisi autentica: tanto di vita quanto di relazioni con le nazioni confinanti, India e Cina.
Il blocco che persiste infatti a sud, su tutta la linea del confine Nepal-India, oltre ad aggravare la situazione potrebbe veramente portare a conseguenze anche drammatiche.
Anche perché da nord, la Cina ha "aperto" una nuova strada che passando da valichi non eccessivamente alti (intorno ai 3.800 m. di altezza) dal Tibet arriva a Kathmandu, via Trisuli. Pare anche che siano arrivati i primi convogli. E questo penso proprio per tentare di inserirsi ancora più nei programmi di sviluppo del Nepal e riuscire a prendere il posto proprio della stessa India. Anche se temo, non per amicizia e collaborazione, non solo. Ma soprattutto per riuscire a valicare l'Himalaya via terra ed avere un punto di osservazione direttamente sul continente proprio sul confine con l'India.
La percezione più evidente e "drammatica" di questa crisi e di questo blocco viene data ogni giorno dalla costante indescrivibile coda di mezzi a motore presso le stazioni di servizio che in certi orari distribuiscono i carburanti come i gas anche per uso cucina di abitazioni e ristoranti.
L'altra sera, verso le 17,30, tornando dallo "stupa delle scimmie" di Swayambunath, mi sono proprio fermato all'ultima moto che si stava per l'appunto fermando ad una coda. Ho chiesto al conducente quando si immaginava che sarebbe riuscito a rifornirsi... la sua risposta? Probabilmente domani, in giornata... Probabilmente.
Ma a Kathmandu, prima che si bloccasse tutto, sono arrivate tante ottime macchine da caffè ed una piccola invasione di un noto produttore italiano del settore! Così, sempre "probabilmente", mentre resta ancora imprevedibile come potrà evolversi questa crisi, tantissimi bar e ristoranti sono in grado di offrirti degli espressi e cappuccini che, se chiudi gli occhi, potresti anche immaginare di essere in Italia!
Magari vado ad offrirne uno a quel motociclista della coda...

Marco Banchelli

(4 - continua)
 

giovedì 5 novembre 2015

La Fiorentina e la piccola-grande gioia del Viola Club Kathmandu

Grazie al clima assai migliore di quello che immaginavo di trovare in questi primi giorni di Nepal nella valle di Kathmandu, si è anche trovato il tempo di seguire il calcio di casa e la Fiorentina in particolare, che proprio nella capitale, ha un "Viola Club" particolarissimo.

Un club che insieme a Karna Shakya ebbi il grande piacere di fondare quasi dieci anni fa!
Oltre ad essere il "più alto del mondo", nacque infatti nel pieno della guerra civile tra rivoltosi maoisti e forze governative, una guerra che poi ha portato al passaggio dalla monarchia all'attuale repubblica, anche e soprattutto per un messaggio di Pace attraverso lo sport più popolare anche in queste terre dell'Himalaya: il calcio, appunto. Ed il motto del Viola Club Kathmandu fu infatti un generico ma fondamentale "Sport in Peace".

Adesso, anche se non sappiamo quanto potrà durare questo primato, è stato indubbiamente un piccolo, grande piacere poter condividere con alcuni amici, tra cui il vice-presidente Rajan Shakya, il caro Jeetbhadur ed un paio di "miss", questa piccola soddisfazione sportiva. Tra un impegno ed un incontro della mia "missione".

Una conferma di quanto il calcio e lo sport in genere abbia di per sé anche il grande valore di avvicinare genti e popoli e magari sentirsi anche uniti grazie ai colori di una bandiera.

Marco Banchelli



- link: COME ADERIRE AL "VIOLA CLUB" PIU' ALTO DEL MONDO


(2-continua)



domenica 1 novembre 2015

Il Nepal non è in ginocchio! (anche se le notizie non sono certo tutte buone...)

Kathmandu, 31 ottobre - Forza... che forse dopo questi primi giorni di Nepal posso anche tentare di iniziare a scrivere qualcosa!
In realtà l'avrei anche potuto fare prima, spunti, storie, incontri e tentativi di descrivere la realtà non sono certo mancate. Soprattutto dopo le nuove vicende che il terremoto dello scorso 25 aprile ha generato, facendo scoprire il Nepal ed il suo dramma a tutto il mondo...
Ma ho preferito aspettare e verificare, chiedere in giro, documentarmi attraverso le mie varie fonti e la mia esperienza diretta tanto di adesso e come di quella di viaggi, grandi avventure e di Solidarietà che da trent'anni di scambi con il Nepal hanno caratterizzato la mia vita.
Per cui, rispettando nella maniera più assoluta le vittime ed i danni fisici e materiali che le genti hanno indubbiamente patito, posso senza ombra di dubbio affermare che il Nepal non è in ginocchio, ma che da un punto di vista urbanistico è addirittura notevolmente migliorato anche rispetto al prima del terremoto!
Qui, a Kathmandu, i danni più gravi sono stati subiti dalla parte storica del centro, con pagode e templi crollati e devastati. Sembra che l'UNESCO abbia garantito un restauro entro i prossimi due anni, anche se, trovarsi in mezzo a quel "vuoto", ha comunque un effetto assai doloroso. Ma per il resto di viuzze e corti, di negozi ed attività varie, non ho poi avvertito alcuna differenza dai miei precedenti viaggi. Kathmandu ha da sempre avuto una caratteristica di caos e semi abbandono mischiata ad un qualcosa dal sapore di "caos ordinato". Che mantiene tutt'ora!
Chi ha avuto modo di conoscerla, come me, non potrà che provare un indescrivibile stupore nell'osservare o comunque nell'apprendere, di come il tessuto della città abbia (miracolosamente) retto e le abitazioni cadute o danneggiate sfuggano completamente alla percezione visiva.


Sembra che i danni maggiori della capitale si siano verificati nella zona nord, verso i giardini di Balaju: ma ancora là non ci sono stato.
Bene anche Patan. Nella parte sud della valle. Dove tra l'altro ha indubbiamente subito meno devastazione anche la parte storica.
Nell'altra antica capitale, Bhaktapur, il gioiello medievale più antico, pare invece che abbiano retto meglio le pagode delle case. E probabilmente lì si è avuto il maggior numero di vittime della zona. E verso Bhaktapur dovrei proprio oggi indirizzare la mia bicicletta...
Riguardo al numero di vittime ovunque ho avuto conferme, come ho da sempre immaginato, che non potrà mai essere quantificato. Impossibile veramente anche per approssimazione stabilirlo. Anche perché nessuno potrebbe mai affermare con un minimo di esattezza l'attuale numero di abitanti di Kathmandu e della sua valle. Ho anche sentito dire che (nel giorno del terremoto)  poteva avvicinarsi ai dieci milioni!
In ogni caso, ha veramente del miracoloso il fatto di come non abbiano ceduto all'intensità registrata dei "7.8" della prima scossa e di tutte le altre di assestamento, tutta l'infinità di strutture e palazzi all'apparenza fragili e provvisori. Loro dicono perche si sono fatti forza gli uni con gli altri. Gli edifici. Ma in tutta onestà, non sono in grado di dare una comprensione. Sono invece in grado di affermare che se il Nepal fosse stato realmente in ginocchio per il terremoto, come ci narravano anche i primi corrispondenti, anche i morti sarebbero stati sicuramente ben oltre gli attuali 9/10 mila dichiarati, ma decine di migliaia. C'è chi dice addirittura centinaia di migliaia. E mi trova concorde.

Dei villaggi di alcune aree rurali particolarmente colpite, tornerò a parlare sicuramente nei prossimi giorni. Quando con un team di medici volontari nepalesi dovrei anche partecipare ad un Camp di assistenza/soccorso "normale".
Adesso vorrei concludere queste prime note con alcune riflessioni. Prima di tutto, ripetere ancora, e con la stessa energia del suo popolo, che il Nepal non è in ginocchio! Anche se, immediatamente aggiungo, potrebbe anche andarci... Ma non per il terremoto, ma per il clima che ancora non sembra migliorare da un mese a questa parte, con le popolazioni Madheshi e con le conseguenze di un blocco assoluto ai confini con l'India, di ogni tipo di rifornimento e scorta. Compresi carburanti e gas. L'India ha i suoi interessi ad appoggiare l'etnia induista e la Cina a nord sembra "approfittarne" per sostituire la stessa India da un punto di rifornimenti e assistenza allo sviluppo del Nepal. Questa al momento è una situazione alquanto ingarbugliata e dagli scenari imprevedibili e che nelle prossime settimane auspico proprio di riuscire a vedersi evolvere per il meglio.
In ogni caso, come la vecchia saggezza popolare anche di queste parti insegna, "non tutti i mali vengono per nuocere"! Il blocco dei carburanti ha infatti causato un calo impressionante del traffico dei mezzi a motore ed uno straordinario nuovo incremento di biciclette! E questo non sarebbe certo un male per la vivibilità ed il futuro delle città: in Nepal come in Italia e in ogni parte del mondo...

Marco Banchelli

(1-continua)